Violenza sulle donne: Il giorno dopo

25 novembre: Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Basta navigare in rete per trovare pubblicità e resoconti dell’infinità di iniziative promosse per celebrare questa data.

Ma che ne è delle donne vittime di violenza il 26 novembre, il giorno dopo?

Cosa ne è delle 81 donne morte nei primi 6 mesi del 2013, assassinate dai loro compagni, familiari, conoscenti, da quegli uomini che avrebbero dovuto amarle, rispettarle, proteggerle?

E cosa ne è delle 6.743.000 di donne (1 donna italiana su 3 tra i 16 e i 70 anni – dati ISTAT) che almeno una vola hanno subito una violenza in quanto donne?

Il ruolo degli psicologi

Non voglio con questo sminuire ovviamente l’importanza della Giornata celebrata ieri, momento di grande rilievo per puntare i riflettori sul fenomeno. Quello che mi chiedo però è che cosa possiamo fare noi psicologi per tutte le donne “il giorno dopo”, quando i riflettori si spengono. Quando per l’ennesima volta le stesse donne andranno a dormire sperando che domani qualcosa cambierà… o almeno di sopravvivere anche domani.

Negli ultimi anni c’è stata un’attenzione crescente delle Istituzioni sulla violenza, fisica e psichica, che le donne subiscono. Ma i numeri ci continuano a mettere in allerta. Quanto si fa oggi ancora non basta.

In questa orribile battaglia gli psicologi hanno un importante mandato, molto più complesso del solo (e preziosissimo) rispondere alle richieste di aiuto di chi ha avuto il coraggio e la forza di ribellarsi.

Gli psicologi sono chiamati a sensibilizzare le comunità in cui vivono e lavorano. Un intervento capillare di sensibilizzazione è essenziale per prevenire l’insorgenza del fenomeno, per creare reti di supporto tra le donne e intorno alle donne, per cogliere nel minor tempo possibile i segnali di violenze nascoste e taciute.

Una battaglia da combattere insieme

Se da un lato gli psicologi sono chiamati a sviluppare questi obiettivi di sensibilizzazione, prevenzione e  intervento tempestivo, dall’altro è essenziale che trovino un alleato nella Comunità tutta.

Finché la psicologia sarà celata dai tabù, dai malintesi, dalla scarsa informazione, dalla completa estraneità, il ruolo sociale degli Psicologi non potrà dirsi tale e il loro sarà destinato ad essere un lavoro relegato al di là di porte chiuse e di scrivanie stracolme di preziosi tomi che creano una barriera con il mondo reale, con le persone che, pur avendone bisogno, non vogliono/non possono/non riescono ad accedere a quegli studi.

 

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